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I FARI NEL MONDO
Dalla Virginia al North Carolina,
tra fari, banchi di sabbia e oceano.
01 - 12 MAGGIO 2014
Testo di Annamaria "Lilla" Mariotti
Pubblicato su Nautica 630 di Ottobre 2014
La mia passione per i fari mi ha
portato quest'anno in Virginia, dopo le esperienze in Maine e Florida. Arrivo a
Norfolk a mezzanotte dopo tre cambi di aerei e 24 ore di viaggio, ma questi
viaggi sono sempre un'avventura. Il programma è di partire dalla Virginia,
scendere lungo gli Outer Banks del North Carolina e arrivare a Cape Fear. Gli
Outer Banks sono una vasta lingua di sabbia lunga più di 300 chilometri che si
snoda al largo delle coste americane tra Virginia e North Carolina. Sono dei
banchi enormi, al nord vi si trovano villaggi e case e i varchi tra un banco e
l'altro sono spesso coperti da un ponte, oppure si prende un traghetto quando i
varchi sono troppo vasti. All'interno dei banchi la costa frastagliata in baie
e isole non viene toccata dall'Oceano Atlantico, ma da diversi mari interni,
chiamati Sound.
Il 2 maggio sveglia alle sei,
rapida colazione e i bagagli sul Van che abbiamo noleggiato insieme a un
simpatico autista di colore, George. Siamo una quindicina di persone, tutti
armati del nostro itinerario rilegato in un bel libretto con le foto dei fari
che visiteremo e la nostra guida è Skip, un omone grande e grosso che ogni sera
ci comunicherà gli orari esatti per il giorno seguente in barba all'itinerario.
Siamo tutti membri della US Lighthouse Society (in realtà io sono membro
onorario) e con l'aiuto e l'appoggio della USLHS la logistica è sistemata in
modo da non perdere tempo a cercare alberghi o ristoranti, e questo è un
vantaggio, perché il tempo è prezioso per passare da un faro all'altro e avere
il tempo di vederlo bene. Primo giorno a Portsmouth a visitare la nave faro dallo
stesso nome, purtroppo interrata in mezzo a degli alti palazzi, ma trasformata
in museo. Entrarvi è una bella esperienza, vedere le cuccette dell'equipaggio,
la cucina, la cambusa, mentre la vecchia lente di Fresnel che un tempo si
trovava in cima all'albero è in bella mostra al centro della nave. Di lì
arriviamo a Yorktown alla ATON, acronimo per Aids TO Navigation, il centro di
addestramento per il personale della Guardia Costiera, che in USA controlla
tutti i segnalamenti marittimi. Hanno un bellissimo Museo di lenti di tutti i
tipi e misure, che provengono da fari dismessi ma conservati con molta cura.
Finalmente ecco i nostri primi
fari, Cape Henry costruito all'ingresso della Baia di Chesapeake, vicino a
Virginia Beach, costruito nel 1881. Il faro è in ghisa, alto 157 piedi (48
metri) e per arrivare in cima bisogna salire circa 200 scalini. In questa zona
degli Outer Banks si trovano i fari più alti d'America, dato che sono tutti
costruiti su una bassa costa sabbiosa. La sveglia al mattino varia sempre tra
le 5 e le 6, e tra un faro a l'altro visitiamo anche qualche luogo di
interesse. Arriviamo al faro di Currituck Beach, un monolito alto 162 piedi (49
metri), costruito nel 1875 in mattoni rossi e lasciato così al naturale. Anche
qui i gradini sono 220, ma quando si arriva in cima a questi fari la vista
compensa da qualsiasi fatica. Tutti i fari che stiamo visitando sono
funzionanti, anche se automatizzati e il loro raggio raggiunge le 18/20 miglia
nautiche sul mare. Altro tratto in Van e altro faro storico, Bodie Island,
costruito nel 1872 e alto 160 piedi (48 metri) ed è colorato a bande bianche e
nere orizzontali. Quella della colorazione dei fari non è un fatto artistico,
ma una necessità affinché possano essere individuati dal mare anche di giorno,
e non esistono due fari uguali. La luce che lanciano sul mare di notte li
distingue al buio perché ogni faro ha una sua precisa segnalazione che, come la
colorazione, viene riportata sui documenti nautici a bordo di ogni natante,
grande e piccolo. Un'altra particolarità di questi fari è che le scale a
chiocciola che portano alla lanterna sono una piccola opera d'arte. Realizzate
in ghisa traforata, con delle eleganti ringhiere fanno pensare più all'intero
di un castello fiabesco che a quello di un faro. Alla fine raggiungiamo l'isola
di Roanoke per mezzo di un ponte e andiamo a vedere la replica di un antico
faro che nel tempo è stato distrutto dal mare. Si tratta di una piccola
costruzione su palafitte realizzata nel 2004 al posto dell'originale che risaliva
al 1877. Questo non si può visitare e non è funzionante, ma in compenso riesco
a vedere il modello in scala originale del vascello "Elisabetta II"
che nel 1585 portò a Roanoke i primi coloni inglesi.
Quest'isola ha una storia
misteriosa che sarebbe troppo lungo raccontare qui, mi rimane la foto di quella
nave a ricordo.
Ancora un giorno ed eccoci finalmente al più famoso e il più
alto faro di tutta la costa, e di tutti gli Stati Uniti, quello di Cape
Hatteras con i suoi 210 piedi di altezza (64 metri) e 268 scalini, posato su
una base di mattoni e dipinto a bande bianche e nere. Di fronte al faro, in
mare, si trovano i Diamond Shoals, banchi di sabbia enormi e in continuo
movimento che si estendono per 10 miglia nautiche (km 19) rendendo quelle acque
terribilmente insidiose, tanto da dare a quella zona il nome di "Cimitero
dell'Atlantico" a causa dei tanti relitti che vi si trovano. Fra l'elenco
dei tantissimi relitti di quei fondali ne ho trovata uno di una nave italiana,
il brigantino a palo "Francesco Bellagamba" naufragato nel 1878. La
cosa mi ha colpito, il nome è ligure e sicuramente anche la sua origine. Presso
il nostro Museo Marinaro ho scoperto che Francesco Bellagamba era un armatore
camogliese fallito verso la fine del 1800, forse proprio a causa di quel
naufragio. A volte la perdita di una nave e del suo carico poteva portare
questo tipo di conseguenze.
Ho anche trovato nome di questo
Brigantino citato a pag. 466 della Gazzetta Ufficiale del Regno d'Italia del 5
febbraio del 1878 con una menzione speciale al suo comandante, Eugenio
Brignati, per aver salvato l'equipaggio del bastimento inglese "Alma"
l'anno precedente. A quanto pare una triste sorte è toccata anche al brigantino
italiano. Questo faro ha una particolarità unica, nel 1999 è stato
"traslocato" dalla sua posizione originale in riva all'Oceano per
evitare che l'erosione marina ne distruggesse la base. è stato uno dei più
grandi lavori di ingegneria mai tentato che ha richiesto molti studi da parte
di tecnici e ingegneri.
Un veloce traghetto ci porta in 40 minuti all'isola di
Ocracoke dove si trova un altro faro storico. Costruito nel 1823 è un piccolo
faro in confronto agli altri, alto solo 75 piedi (23 metri) ha una forma conica
ed è dipinto tutto di bianco. La sua luce è fissa, ha una portata di 15 miglia
nautiche ed è in azione ininterrottamente da quando è stato costruito.
Purtroppo non è stato possibile visitarlo all'interno, solo un'occhiata
dall'ingresso perché la scala non può sopportare un continuo flusso di
visitatori.
L'isola è piccola, fa parte degli
Outer Banks ma ne è distaccata, ed è molto caratteristica con le sue piccole
casette in legno colorate. La mattina seguente altro traghetto in tre ore ci
porta a Harkers Island che, nonostante il nome, non è un'isola ma si trova
sulla costa del North Carolina.
Con il nostro Van proseguiamo fino a Cedar
Island, un'altra non-isola, dove saliamo su una barca e in venti minuti
arriviamo al faro di Cape Lookout che si può raggiungere solo via mare. Io
conosco bene questo faro, ci sono stata molte volte, ma mai all'interno perché
è da poco aperto al pubblico. Durante il tragitto abbiamo anche l'opportunità
di vedere i ponies che vivono liberi sui banchi, sono bellissimi con la loro
lunga criniera bionda e si racconta che siano i discendenti di quei mustang che
si salvarono nuotando dai naufragi delle prime navi spagnole che cercavano di
raggiungere quelle terre.
Il faro è alto 163 piedi (50
metri), è stato costruito nel 1859 e ci sono 216 scalini al suo interno, che è
tutto in mattoni rossi, mentre l'esterno è dipinto a rombi bianchi e neri.
Questi non sono solo una decorazione che serve a distinguerlo dagli altri fari
della costa, i diamanti neri sono orientati nella direzione Nord/Sud, quelli
bianchi verso Est/Ovest fornendo ai naviganti un'ulteriore segnalazione. Il
faro rimane acceso giorno e notte e ha una portata di 19 miglia nautiche.
Arriviamo all'ultimo giorno e la nostra destinazione è Cape Fear, l'estremo Sud
del North Carolina. Qui ci troviamo davanti a qualcosa di inaspettato, almeno
per me, non c'è un faro, ma la rovine della base di un faro costruito nel 1903
e distrutto nel 1958 perché ritenuto in una posizione non adatta. E cosa fanno
gli americani? Costruiscono un parco intorno alle rovine, ci mettono una bella
targa di bronzo e ne fanno un'attrazione turistica. Solo loro possono avere di
queste idee. Prendiamo un altro ferry e arriviamo a Southworth dove nel 1958 è
stato costruito il nuovo faro. è un brutto faro, un tubo in cemento a tre
colori, nero in alto bianco al centro e in basso mostra il grigio naturale del
cemento. è alto 153 piedi (46 metri) e per salire non c'è la solita artistica
scala a chiocciola, ma delle scale a pioli di 131 gradini che vanno da un
pianerottolo all'altro e che poi bisogna scendere all'indietro. Un pò
complicato ma la vista dall'alto compensa tutto. Sotto di noi le dune, una
magnifica spiaggia e l'Oceano Atlantico a perdita d'occhio.
Il nostro viaggio è terminato, ci
riuniamo per un'ultima cena insieme e la mattina dopo si parte, ognuno torna a
casa sua. Io ormai conosco quasi tutti i fari della costa Orientale degli Stati
Uniti, dal Maine alla Florida, ma i fari sono tanti in tutto il mondo, e poi
c'è ancora la costa occidentale da scoprire, ma cosa ci vuole, qualche aereo,
qualche ora di sonno perso e via a vedere queste meraviglie dell'ingegneria,
questi signori della notte, questi grattacieli del mare.
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